Nel 1994 i miei genitori erano due persone che vivevano del loro lavoro: entrambi dipendenti pubblici, non navigavano nell’oro, ma avevano un posto di lavoro sicuro, che dava loro la possibilità di campare i loro figli e di vivere una vita normale: qualche cena con gli amici, le vacanze d’estate, cambiare la macchina quando ce n’era effettiva necessità.
Avevano due figli ormai maggiorenni; io sono il più piccolo e proprio in quell’anno compivo i fatidici 18 anni. Erano nel periodo, insomma, i miei genitori, nel quale si completa il detto “figli piccoli problemi piccoli, figli grandi problemi grandi”. Loro in realtà qualche problema grande, con me, lo avevano avuto anche quando ero piccolo, ma questa è un’altra storia. Noi fratelli cominciavamo il periodo delle prima gite in macchina e dei ritorni a notte fonda nel fine settimana; loro, di conseguenza, iniziavano quello delle notti con poco sonno e con qualche preoccupazione.
Entrambi avevano perso i loro rispettivi padri, come me e Elisa oggi, e proprio l’anno prima, nel 1993, mia mamma aveva perso la sua, di madre.
Nel 1994 la mia mamma aveva l’età che ho io adesso. Anche io ho due figlie adolescenti, seppure di poco più piccole rispetto a me e mio fratello, allora. E un bambino ancora più piccolo.
Non ho un ricordo preciso di quell’anno, del 1994, ma ricordo bene che in quel periodo io cominciavo ad acquisire quel poco di sicurezza in me stesso e nel mio futuro che non avevo avuto fino ad allora.
Eravamo una famiglia felice e affiatata, come lo siamo sempre stata, con due genitori che facevano sentire la loro presenza anche e soprattutto investendo sulla nostra indipendenza.
I miei genitori, insomma, quando avevano l’età che ho io adesso, erano quei genitori che vorrei provare ad essere io per i miei figli.