Il potere delle parole: pietre o ponti?

“Che sono le parole, infine? Niente sono! Perché avete tanta paura delle parole?”

Maria Corti, L’ora di tutti

Ma cosa sono le parole? Davvero non sono niente e ci devono lasciare così indifferenti? Io credo di no, io non sono della teoria che contino soltanto i fatti. Fosse solo perchè, spesso, le parole li precedono, i fatti e per questo possono sicuramente condizionarli. In questo senso io sono molto più d’accordo con Carlo Levi quando scrive che le parole sono pietre. Possono esserlo nel momento in cui scagliano giudizi affrettati, pareri estremi. E in quei casi, quanti fatti servono per sbriciolare un po’ quelle parole.

Le parole, infatti, sono veicoli di comunicazione, strumenti per trasmettere pensieri, emozioni, concetti e idee. Sono come le note nella musica o i colori nella pittura: elementi che compongono il tessuto della nostra esistenza e del nostro modo di percepire il mondo. Proprio per questo le parole possono essere usate in modi diversi e lasciare segni diversi in coloro verso cui sono indirizzate.

Poi, certo, la paura delle parole può derivare da vari fattori: dal potere delle parole di ferire o manipolare gli altri o semplicemente dal timore di non trovarne altre, di giuste, per controbattere. Ci sono anche persone, in verità, che hanno paura delle parole perché esse possono rivelare verità scomode o mettere in discussione le loro convinzioni.

In ultima analisi, le parole sono potenti. Possono essere usate per costruire o distruggere, per educare o ingannare, per unire o dividere. È importante comprendere, e non banalizzare, il potere delle parole; non usarle con leggerezza ma con saggezza e compassione.

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