Patrioti per caso, cittadini del mondo

Sei un patriota? Cosa significa essere patriota per te?

A meno che, per esserlo, non sia sufficiente tifare per la propria nazionale alle competizioni sportive, no, non sono un patriota. Che poi, alle competizioni sportive, sono certamente per l’Italia, ma tifo pure, ovviamente qualche gradino sotto, per le nazionali di quei Paesi nei quali sono stato e ho vissuto momenti belli. Perché secondo me è proprio così: siamo legati alle persone, alle situazioni e anche ai posti con i quali o nei quali siamo stati bene. Ed è chiaro che, partendo da questo assunto, la maggioranza dei ricordi e degli affetti li abbiamo nei posti in cui siamo nati o abbiamo vissuto.

In questo senso, probabilmente, ci potremmo definire ‘patrioti per caso’, perchè non abbiamo scelto di nascere dove siamo nati. E forse proprio per questo non è un caso che, molto spesso, più una persona ha viaggiato, più situazione ha vissuto, e meno il patriottismo fa parte del proprio bagaglio culturale.

Ma attenzione, non essere patriottici non vuole dire non avere un luogo al quale essere legati o considerarsi in quale modo apolidi. Vuol dire, al contrario, sentirsi legati al posto dove viviamo, ma nello stesso modo anche cittadini del mondo.

Ed essere, sentirsi, cittadini del mondo consente di continuare certamente ad amare le proprie origini, ma anche a fare in modo che questo affetto non diventi un vanto senza senso e completamente acritico nei confronti del proprio mondo di provenienza.

È proprio in virtù di questa convinzione che, mentre apprezzo il contributo che il mio Paese ha dato nello sviluppo della civiltà occidentale, nell’arte, nella letteratura e in tanti altri campi, non dimentico che è lo stesso Paese nel quale, solo pochi decenni fa, è nato e si è sviluppato un regime totalitario che, sostenendo il nazismo, si è reso protagonista delle peggiori nefandezze della storia moderna.

Perché il mio amato Paese è fatto di uomini, come tutti gli altri. Uomini che spesso aspirano al bene e alla virtù, ma che in altre occasioni si avvicinano incredibilmente al male assoluto.

Se penso, come penso, quello che ho appena scritto, ne consegue che per me non ha senso definirsi patrioti, se non nella misura in cui si è consapevoli che il bene della propria nazione è legato al bene del mondo intero e che il confronto con il diverso da noi, oltre che imprescindibile, è anche doveroso.

Mentre perdiamo tempo a sentirci patrioti in piccoli spicchi del pianeta, insomma, forse avrebbe più senso unirsi come patrioti del mondo intero, certi che salvare tutti insieme la nostra casa comune è l’unica cosa che può garantirci la sopravvivenza collettiva.

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