C’è un luogo a Palermo dove il dolore si intreccia con la speranza, dove il ricordo di una strage è diventato un simbolo di resistenza: è Via D’Amelio, dove sorge l’Albero della Pace.
E’ stato piantato proprio nel luogo nel quale, il 19 luglio 1992, una bomba sistemata in una macchina parcheggiata uccise il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta. A fianco dell’albero si vede anche la casa dove abitavano la madre e la sorella di Borsellino. Il magistrato stava andando a trovarle quando venne ucciso.
Pubblico questa foto oggi, perchè l’ho scattata proprio il 19 febbraio del 2023, quando mi trovavo a Palermo con la mia famiglia e con degli amici. Di quella visita in via D’Amelio ricordo i fazzolettoni degli scout. Ricordo anche tanti altri oggetti lasciati ai piedi della pianta di olivo. Questi oggetti testimoniavano come quel luogo fosse diventato, da teatro di morte, meta di pellegrinaggio e di testimonianza. Ma ricordo anche con dolore, il lamento esibito e provocatorio di una donna che passava per strada proprio mentre uno dei parenti degli uomini della scorta di Borsellino ci raccontava, per l’ennesima volta, ciò che era accaduto in quel posto. Una provocazione evidente, oltraggiosa, da parte di chi, chiaramente, non vedeva di buon occhio questi momenti di incontro sotto l’albero della pace.
Pubblico oggi questa foto anche perchè proprio in questi giorni mia figlia Benedetta si trova in Sicilia per una gita scolastica organizzata insieme all’associazione Libera. Fra i vari posti nei quali sta conducendo i ragazzi, l’associazione contro le mafie ha scelto anche, e per primo, via Mariano D’Amelio e l’albero della pace.
Credo lo abbia fatto perchè quella via rappresenta un pezzo della sconfitta dello Stato nei confronti delle mafie. Ma rappresenta anche uno dei posti dai quali, dopo la sconfitta, è iniziata una lunga battaglia di civismo e di scoperta e condivisione dei valori della legalità e della giustizia.
Hai mai visitato un luogo simbolo della lotta alla mafia? Quali emozioni ti ha suscitato?