Nel silenzio

In questi giorni di inattività forzata è più facile ascoltare la mia voce, riflettere, pensare. C’è così tanto silenzio e poca concitazione che talvolta la calma fa quasi paura. Un caos calmo. Eppure anche in questo silenzio, in questa calma apparente, è così difficile mettere a tacere le voci esterne. Ognuno di noi è sommerso dalle notizie che arrivano su questo virus, spesso drammatiche, come se l’accavallarsi dei numeri cambiasse la sostanza del problema e se quello che dobbiamo fare non fosse già noto: stare in casa. E quando la nostra mente si sovraccarica di informazioni e preoccupazioni non riesco più a staccare la spina, a raggiungere il silenzio. E per me, che di natura sono particolarmente ansioso, questo è un problema notevole. Un problema al quale, però, ho al momento trovato due soluzioni: la preghiera e la camminata proibita. Abito accanto ad un piccolo corso d’acqua che confluisce nell’Arno. Per me è stato facile, quindi, in questi giorni, evadere dalla reclusione forzata, prendendo l’argine del fosso e arrivare fino al fiume. Una camminata insieme al mio cane, innocente e innocua, visto che in tutto il percorso avrò incrociato, nel complesso, due o tre persone. Un diversivo, però, che mi ha consentito di svuotare un po’ il cervello e di tornare a casa più libero e più sereno. E poi la preghiera. Il momento di coraggio della giornata, nel quale affido a Lui le mie preoccupazioni e sento davvero di non essere solo, di avere realmente qualcuno che mi accompagna e mi porta con sè. Nel deserto delle cose da fare e delle sicurezze sento davvero una presenza che mi accompagna. Anche nel periodo doloroso della malattia improvvisa e della morte di mio padre ho sentito forte la presenza del Padre. Che non toglie il dolore, ma che lo rende vivibile, che toglie quella parte di giogo che altrimenti sarebbe insopportabile. E sono arrivato ad una consapevolezza. Che il Signore c’è sempre. Siamo noi che spesso abbiamo bisogno di un deserto per sentirlo, perché se non viviamo il deserto, spesso, ci sentiamo onnipotenti e pensiamo di non averne bisogno.

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