M. è esuberante, canta, balla e salta, ha una voce potente e forte. M. non ama stare da sola, ama il contatto fisico, l’abbraccio stretto, essere ‘al centro’ della vita di tutta la famiglia. Quando è in casa la sua presenza si nota, è forte; quando tutti siamo costretti in casa 24 ore al giorno la sua presenza è dirompente. In questi giorni di confinamento forzato dentro casa, con la necessità di trovare degli spazi per lavorare, la convivenza con lei è difficile, perché la sua esigenza di considerazione stride con la situazione contingente. E’ proprio in questi momenti che si sente il peso dell’amore. Pesantezza come difficoltà di viverlo, in dei momenti. Ma anche nel senso positivo del termine. L’amore per i figli è un amore pesante, enorme. Che niente e nessuno può essere capace di smuovere e modificare.
Partendo da questo minimo esempio di pesantezza dell’amore possiamo lontanamente immaginare il peso dell’amore di Gesù nei nostri confronti, un amore così grande da arrivare fino al dono della vita il venerdì santo. E’ questa pesantezza che ci racconta il Vangelo di oggi. La consapevolezza di andare incontro alla derisione, alla condanna, agli schiaffi e gli sputi e poi alla morte. La consapevolezza, ma anche la perseveranza. Sarebbe bello riuscire a sentire il carico di sofferenza e di inquietudine che Gesù ha provato quando si è preso carico della sofferenza di tutti, per amore dell’uomo. Possiamo assaggiarne una minima parte quando ognuno di noi si trova a vivere uno dei piccoli inconvenienti del nostro amore limitato.