Quella del 30 novembre è una data per me molto importante per tanti motivi, locali e globali.
Il 30 novembre, infatti, si festeggia Sant’Andrea, patrono della mia città di Empoli. E’ una tradizione, ormai da molti anni, che alla parte religiosa, con la Messa in Collegiata concelebrata dai sacerdoti di tutte le parrocchie, si affianchi un’altra parte che è sì civile, ma che mantiene molti legami con il significato religioso della giornata. Durante la Messa solenne, per esempio, è usanza ormai più che secolare che il sindaco doni alla Chiesa alcuni ceri che verranno poi utilizzati per le celebrazioni liturgiche; un modo per simboleggiare il legame fra il potere temporale e il potere spirituale, che sono e devono essere distinti, ma che sicuramente operano meglio per il bene comune se sono legati da rapporti di stima e di fiducia.
Dal 1994, inoltre, nel giorno del Santo Patrono, il Comune è solito assegnare un attestato di benemerenza a persone, gruppi, associazioni che si sono distinti nel campo della cultura, delle arti, del lavoro, dello sport, della politica o della solidarietà. Nella delibera che istituì questo riconoscimento, l’Amministrazione comunale scrisse le motivazioni della sua creazione, con queste parole: “Pescatore in Galilea, Andrea fu il primo, insieme al fratello Pietro, a seguire Cristo che volle fare di loro dei “pescatori di uomini”. Intitolare al Santo protettore di Empoli e alla sua vocazione il riconoscimento ufficiale dei meriti acquisiti nei confronti della comunità significa, pertanto, invitare a proseguire l’impegno, a non cambiare mestiere, anzi a renderlo sempre più alto e nobile arricchendolo continuamente di significato e passione. Significa rafforzare sulla riva dell’Arno, come lungo le sponde del mare della Galilea, un senso profondo di identità civile e l’orgoglio di appartenere ad una comunità che, glorificando chi si impegna per lei, esalta in realtà tutta se stessa.”
Quest’anno il sindaco ha deciso di assegnare questo premio “agli operatori, donne e uomini, che lavorano all’interno dell’ospedale ‘San Giuseppe’ e che quotidianamente, personale sanitario e non, si sono impegnati e si impegnano tutt’ora nella lotta al Covid-19″. Nelle parole della motivazione si legge: “Per il coraggioso e generoso impegno nello svolgere la propria professione durante la grave emergenza generata dalla pandemia da Covid. L’amministrazione comunale ha voluto riconoscere il S. Andrea d’Oro nel giorno del Santo Patrono 30 novembre 2020 come simbolo di infinita gratitudine da parte di tutta la comunità.”
Ma quella di oggi non è un data importante solo per la mia città, ma anche per la Regione nella quale vivo, la Toscana. Il 30 novembre 1786, infatti, Pietro Lepoldo di Lorena, Granduca di Toscana, promulgò una riforma penale con la quale il Graducato, primo stato al mondo, aboliva la pena di morte. A partire dal 2000, per questo motivo, la mia Regione celebra in questo giorno la Festa della Toscana. Quella di Pietro Lepoldo è una decisione della quale mi sento orgoglioso, perchè fece del territorio nel quale vivo un esempio di giustizia e di progresso, ma della quale sento forte anche la responsabilità di essere in qualche modo degno di quella legge così importante e di renderla attuale per le tante sfide che anche questo tempo porta con sè dal punto di vista della tutela e della promozione dei diritti umani.
Last but not least il 30 novembre 1987 nasceva il Vides, Volontariato Donna Educazione e Sviluppo, l’Organizzazione non governativa grazie alla quale a partire dal 1996 ho avuto la possibilità di fare esperienze di volontariato internazionale in Ungheria, Kenya, Brasile, Angola e Mozambico. Se penso adesso, a distanza di tanti anni dal primo incontro, a cosa è stato ed è il Vides per me, fra le tante, tantissime cose, direi prima di tutto che ha rappresentato e rappresenta ‘una proposta’, un’opportunità che non si è mai imposta, ma che ha trovato il suo posto nella mia vita, tanto da segnare molte, quasi tutte, le scelte che ho fatto dopo averlo conosciuto. Una proposta di impegno, di protagonismo, di coraggio, anche, soprattutto nel lasciare le mie certezze dell’epoca per fare una scelta ‘controcorrente’ di vivere le proprie vacanze provando a dedicarle agli altri. Il risultato di quella scelta è stato sempre, negli anni, la consapevolezza che non mi era stato tolto nulla, ma che anzi ero stato profondamente e completamente arricchito, senza alcun merito particolare e che le mie piccole e grandi imperfezioni si erano unite a quelle degli altri per diventare un bellissimo strumento di vera e propria salvezza, forse anche per gli altri, di sicuro per noi stessi che le vivevamo.
Il 30 novembre, insomma, non è proprio un giorno come tutti gli altri: è un giorno che mi ricorda che possiamo essere ‘pescatori di uomini’, promuovendo la pace e i diritti umani, nel nostro vivere quotidiano, certo, ma con la consapevolezza che è anche con il nostro impegno che si può costruire un mondo più giusto e fraterno.