Ambasciatori del male

Gli emissari del demonio possono essere benissimo di carne ed ossa, non vi pare, Watson?

Arthur Conan Doyle, Il mastino di Baskerville

Proprio così, caro Holmes. Certe volte la realtà supera anche la peggiore delle fantasie.

Per me oggi gli emissari del demonio sono coloro che con cinismo seminano odio e divisione, spesso manipolando le coscienze di persone deboli e poco informate. Coloro che, nel chiuso delle loro stanze dorate, finanziano armamenti e guerre. Coloro che in nome di un capitalismo sfrenato alimentano povertà e diseguaglianze.

E per voi? Chi sono gli emissari del demonio nella vita reale?

Letture in corso e recensioni – nasce una nuova rubrica

Ho deciso di inaugurare questa nuova rubrica del blog per condividere le mie letture. Non sarà un diario strettamente cronologico, ma uno spazio dove troverete due percorsi intrecciati: da una parte i libri che sto leggendo ora, con impressioni a caldo ancora in divenire; dall’altra le recensioni di libri già letti, che meritano di essere ricordati e approfonditi.

Questa alternanza mi sembra il modo migliore per raccontare non solo cosa leggo, ma anche come i libri mi accompagnano nel tempo, restando presenti anche dopo la fine della lettura.

La lettura di questi giorni: Stelle su misura di Theodor W. Adorno

In questi giorni ho iniziato *Stelle su misura* di Theodor W. Adorno, raccolta di brevi testi e riflessioni filosofiche. Non è un libro che si legge tutto d’un fiato: ogni pagina richiede attenzione, perché in poche righe Adorno concentra osservazioni che spaziano dall’arte alla società, dalla musica alla vita quotidiana.

Le prime impressioni? È un libro che ti costringe a rallentare. A volte è forse un po’ lento e complesso, ma altre volte è illuminante. Mi colpisce la capacità di Adorno di legare concetti apparentemente astratti a piccoli dettagli del vivere quotidiano, trasformando la filosofia in una lente con cui guardare la realtà.

Non lo definirei ancora una recensione — siamo solo all’inizio — ma piuttosto un appunto di viaggio: un modo per fermare sulla pagina l’effetto che la lettura mi sta facendo, prima ancora di arrivare alla fine.

Un percorso che continua

Questa rubrica sarà così: un intreccio tra impressioni immediate e riflessioni più meditate, a seconda che si tratti di letture in corso o di libri già terminati. Ogni settimana troverete qui nuovi spunti, nuove pagine da scoprire insieme.

E voi, cosa state leggendo in questo momento?

La versione di Fenoglio: un giallo senza mistero, ma con verità

📘 Scheda libro

  • Titolo: La versione di Fenoglio
  • Autore: Gianrico Carofiglio
  • Editore: Einaudi
  • Anno di pubblicazione: 2019
  • Genere: Romanzo / Giallo atipico
  • Data di lettura: 27 luglio 2025
  • Pagine: 192

Cosa succede quando un giallo rinuncia alla suspense per raccontare la verità delle persone e delle indagini? È quello che accade ne La versione di Fenoglio, romanzo di Gianrico Carofiglio che si legge d’un fiato, ma che lascia anche ottimi spunti di riflessione.

Siamo lontani dai thriller incalzanti e dai crimini spettacolari. Qui non c’è un delitto da risolvere, un assassino da smascherare o un colpo di scena finale. C’è invece un maresciallo dei carabinieri, Fenoglio, che racconta — quasi per caso — le sue esperienze a un giovane aspirante scrittore, conosciuto in un centro di fisioterapia. E da lì si snoda tutto: episodi, riflessioni, ricordi, dubbi.

Un libro parlato, più che narrato

La forza del romanzo sta proprio nella sua struttura narrativa: episodica, frammentata, ma coerente, come se il lettore fosse presente a una lunga chiacchierata tra due persone che si scoprono simili pur partendo da mondi diversi. Questo può togliere tensione — si intuisce fin dall’inizio che “nulla accadrà” davvero — ma dona un senso di autenticità importante.

Tra le scene più riuscite, spiccano il rapporto silenzioso ma profondo tra Fenoglio e la titolare del centro di fisioterapia, e l’episodio finale: un’indagine su una prostituta che, pur nella sua apparente semplicità, rivela la complessità umana e operativa del lavoro investigativo.

Una scrittura limpida e necessaria

Lo stile di Carofiglio, già noto per la sua chiarezza e sobrietà, qui raggiunge un equilibrio perfetto: niente parole superflue, ma nessuna banalità. Ogni frase sembra pensata, ogni pausa pesa. Il realismo dei dialoghi e delle descrizioni investigative dà credibilità a un mondo spesso distorto dalla narrativa tradizionale.

Un giallo fuori dai generi

La versione di Fenoglio è un giallo atipico. Non per tutti, forse, ma perfetto per chi cerca introspezione, etica e verità, più che azione o misteri. È un libro che lascia in mente il suono delle conversazioni importanti, di quelle che non dimentichi.

Spritz, sì, ma un bel vino rosso….

Qual è il tuo drink preferito?

Sicuramente lo spritz. Anche perchè conosco solo quello, o quasi. Decisamente non sono un esperto di aperitivi, quindi.

Eppure, l’aperitivo, lo prendo quasi tutte le sere, a casa.

Il motivo per il quale non sono un esperto e mi limito sempre e soltanto allo spritz, fra i drink, è perchè io, anche allo spritz, preferisco un bel bicchiere di vino rosso. Anche come aperitivo.

Ecco, in questo riprendendo uno dei post della scorsa settimana, mi sento proprio italiano. Nel senso che preferisco bere una delle nostre bevande più caratteristiche, il vino appunto, piuttosto che qualche drink alla moda e magari americaneggiante.

Riflessi di Viaggio

A volte, la bellezza si manifesta nei dettagli più inaspettati. Un riflesso nello specchietto retrovisore, una luce dorata che accarezza l’orizzonte, il contrasto tra il presente e ciò che lasciamo alle spalle. Questa immagine racconta una storia silenziosa, fatta di partenze e ritorni, di attimi che sfuggono ma restano impressi nella memoria.

La strada davanti a noi è avvolta nella penombra, mentre dietro, nel riflesso dello specchietto, il cielo si tinge di un tramonto infuocato. Forse è un promemoria che il passato, pur non essendo più davanti ai nostri occhi, continua a brillare dentro di noi. Ogni viaggio porta con sé nuove prospettive, ma è sempre lo sguardo all’indietro a ricordarci da dove veniamo e quanto abbiamo vissuto.

Quante volte ci troviamo a guardare indietro, nel tentativo di afferrare un momento che sta già svanendo? Eppure, come la luce del sole che persiste anche dopo il tramonto, le esperienze, i ricordi e le emozioni ci accompagnano lungo il cammino.

Forse questa foto ci invita a vivere ogni attimo con più consapevolezza, a non temere di lasciar andare ciò che è stato, ma anche a non dimenticarlo. Perché ogni viaggio, fisico o interiore, è fatto di ciò che lasciamo e di ciò che troviamo lungo la strada.

E tu, cosa vedi quando guardi nel tuo specchietto retrovisore?

Essere socievoli non significa stare bene con tutti

Quante volte capita di sentirci dire: “Ma conosci così tanta gente!” come se questo significasse automaticamente trovarsi bene con tutti…Essere socievoli e avere una rete ampia di conoscenze non implica necessariamente il desiderio di condividere il proprio tempo con chiunque.

Quando faccio questa riflessione, mia moglie mi accusa spesso di essere diventato un misantropo, di privilegiare la solitudine rispetto alla compagnia. In realtà, con il passare del tempo (forse l’età, chissà), mi rendo conto che non è una questione di isolamento, ma di selettività.

Cambiare con l’età: più selettivi, meno mondani?

Da giovane, uscire con tanti amici e fare tardi la sera sembrava quasi una regola non scritta, seppure io, già all’epoca, non sono mai stato un nottambulo. Adesso poi, ancora di più, preferisco passare una serata tranquilla, magari leggendo un buon libro, piuttosto che rincasare stanco dopo ore di chiacchiere, specialmente se superficiali. Questo non significa che non mi piaccia stare in compagnia, ma piuttosto che scelgo con più attenzione con chi trascorrere il mio tempo.

Se si tratta di incontrare una persona per un caffè veloce al bar, nessun problema: posso farlo con chiunque. È una situazione breve e, se serve, posso sempre trovare una scusa per tagliare la corda. Ma quando si tratta di programmare una serata intera o addirittura una vacanza, il discorso cambia. Non è vero che una persona vale l’altra.

Il valore del tempo e delle relazioni di qualità

Con il passare degli anni, si impara a dare valore al tempo e a capire che è meglio trascorrerlo con chi non arricchisce davvero la nostra vita. Per questo motivo, nelle occasioni più significative preferisco stare con amici di lunga data, persone con cui ho condiviso esperienze importanti o che, più recentemente, hanno dimostrato di avere interessi e valori affini ai miei.

Non si tratta solo di svago o di simpatia – che comunque ha la sua importanza – ma di avere la certezza di condividere conversazioni interessanti e significative. Il vero piacere della compagnia, per me, sta proprio in questo: ridere, scherzare e divertirsi, certamente, ma anche poter parlare di tutto, potersi confrontare anche su temi più profondi e sentire che il tempo trascorso con qualcuno è stato ben speso.

L’importanza di condividere valori e pensieri

Se c’è una cosa della quale oggi sono certo, è che la qualità delle relazioni conta più della quantità. Posso anche conoscere molte persone, ma quelle con cui scelgo di trascorrere il mio tempo sono poche e ben definite. E non perché voglia chiudermi al mondo, ma perché credo che il tempo sia prezioso e vada speso con chi realmente aggiunge valore alla nostra vita.

E tu? Con il passare del tempo, sei diventato più selettivo nelle amicizie? Ti è capitato di preferire la qualità alla quantità nei rapporti sociali? Raccontami la tua esperienza nei commenti!

L’Albero della Pace: Memoria e Resistenza in via D’Amelio

C’è un luogo a Palermo dove il dolore si intreccia con la speranza, dove il ricordo di una strage è diventato un simbolo di resistenza: è Via D’Amelio, dove sorge l’Albero della Pace.

E’ stato piantato proprio nel luogo nel quale, il 19 luglio 1992, una bomba sistemata in una macchina parcheggiata uccise il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta. A fianco dell’albero si vede anche la casa dove abitavano la madre e la sorella di Borsellino. Il magistrato stava andando a trovarle quando venne ucciso.

Pubblico questa foto oggi, perchè l’ho scattata proprio il 19 febbraio del 2023, quando mi trovavo a Palermo con la mia famiglia e con degli amici. Di quella visita in via D’Amelio ricordo i fazzolettoni degli scout. Ricordo anche tanti altri oggetti lasciati ai piedi della pianta di olivo. Questi oggetti testimoniavano come quel luogo fosse diventato, da teatro di morte, meta di pellegrinaggio e di testimonianza. Ma ricordo anche con dolore, il lamento esibito e provocatorio di una donna che passava per strada proprio mentre uno dei parenti degli uomini della scorta di Borsellino ci raccontava, per l’ennesima volta, ciò che era accaduto in quel posto. Una provocazione evidente, oltraggiosa, da parte di chi, chiaramente, non vedeva di buon occhio questi momenti di incontro sotto l’albero della pace.

Pubblico oggi questa foto anche perchè proprio in questi giorni mia figlia Benedetta si trova in Sicilia per una gita scolastica organizzata insieme all’associazione Libera. Fra i vari posti nei quali sta conducendo i ragazzi, l’associazione contro le mafie ha scelto anche, e per primo, via Mariano D’Amelio e l’albero della pace.

Credo lo abbia fatto perchè quella via rappresenta un pezzo della sconfitta dello Stato nei confronti delle mafie. Ma rappresenta anche uno dei posti dai quali, dopo la sconfitta, è iniziata una lunga battaglia di civismo e di scoperta e condivisione dei valori della legalità e della giustizia.

Hai mai visitato un luogo simbolo della lotta alla mafia? Quali emozioni ti ha suscitato?

Un passo alla volta (con le scarpe giuste)

Raccontaci del tuo paio di scarpe preferite e di dove ti hanno portato.

Poche ma buone: le mie scarpe (e i miei passi) scelti con cura

Le scarpe sono come gli amici: poche ma buone. E per me, non è solo un detto, ma una necessità.

Fin dalla nascita convivo con problemi ai piedi e alla schiena: un piede leggermente più corto dell’altro, un po’ rattrappito, e una collezione di ernie che condizionano il mio modo di camminare. Questo significa che le scarpe non sono solo un accessorio, ma un vero e proprio strumento di sopravvivenza e di benessere. Devono essere di qualità, comode e affidabili.

Perchè poche? Perchè buone.

Nel mondo di oggi, la qualità si paga. E spesso anche parecchio. Per questo motivo il mio motto è “poche ma buone”: meglio un paio di scarpe buone che durano, piuttosto che tante mediocri che mi fanno soffrire. Dato che costano più della media, devo trattarle con cura per farle durare almeno un’intera stagione. Semplice, no?

Più o meno.

Ho sposato una scout. E gli scout camminano. Tanto

Come se non bastassero le difficoltà che la natura mi ha donato, ho deciso di aggiungerne di mie. Mi sono sposato con una scout. E gli scout, si sa, amano camminare. Ma non su tranquille strade di città. No. Preferibilmente in montagna, su sentieri ciottolosi e con qualche bello strapiombo a lato. Perché il brivido dell’escursione è più bello se metti alla prova la resistenza delle scarpe… e del loro proprietario.

La scarpe che mi hanno cambiato la vita

Ecco perché l’ultimo acquisto è stato un paio di scarpe da trekking. Comode, leggere, stabili. Quando le indosso, mi sembra quasi di non averle. Mi hanno cambiato l’esistenza.

Non so fino a dove mi porteranno – immagino non troppo lontano, visto il rottame che devono accompagnare – ma intanto mi hanno fatto immaginare le prossime camminate nei boschi con una dose di ansia sopportabile.

E, credetemi, non è poco.