Il potere della Misericordia

Nel corso della mia vita ho sempre fatto del volontariato, ho sempre trovato un po’ di tempo da dedicare agli altri. Ma questo aspetto della mia vita, in sé positivo, può nascondere la trappola di sentirsi migliore dell’altro, in diritto di giudicare e di sparare sentenze. Succede quando di fronte alle piccole e grandi fragilità che ci circondano vorremmo un intervento più partecipato dai nostri vicini, colleghi, amici. E allora, quando invece capita di essere a sporcarsi le mani e di rendersi conto della molta indifferenza che ci circonda, la solitudine ci fa sentire in diritto di mettersi su un piedistallo. Quante volte in questi anni mi è venuto da pensare a quel brano del Vangelo nel quale Gesù dice di quando facciamo l’elemosina ‘non sappia la tua sinistra cosa fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta’; in questi momenti mi capita spesso di fare un esame di coscienza per provare a capire se e quanto il mio darsi agli altri è spontaneo o è invece ‘la ricerca di un applauso’.

Come fare a scendere dal piedistallo? Per me semplicemente riconoscendo il fatto che ciò che faccio non viene da me, ma è perché ho avuto il dono di conoscere alcune persone e di fare certe esperienze. E’ in queste situazioni che mi rendo conto che è molto di più quello che ho ricevuto rispetto a quanto sono stato in grado di dare. E che il Signore è stato molto misericordioso con me. Cosa è la misericordia, in fondo? E’ il sovrabbondare della grazia nei confronti del peccato. Nel mio caso rendermi conto della misericordia di Dio è il modo per scendere dal piedistallo, perché mi fa rendere conto di quanto solo davanti a Lui mi sento completamente accettato, anche nelle mie debolezze e fragilità, nel mio uscire dalla strada maestra e nella difficoltà a ‘camminare diritto’. La misericordia, quindi, è rendermi conto che ho proprio poco di cui vantarmi ed eventualmente proprio tanto di cui ringraziare ed essere grato.

Ed è proprio nel momento in cui scendo dal piedistallo su cui rischio di mettermi da solo, quando ritorno all’altezza degli altri, che mi rendo conto che molto spesso sono proprio uguale a tanti altri, con le stesse ricchezze e gli stessi limiti. E che, come tante volte mi sono trovato da solo nel ‘fare’, tante altre sono stato io a voltarmi dall’altra parte di fronte alle difficoltà di persone vicine. Non sono riuscito a farmi prossimo, ho preferito la mia comodità e agiatezza piuttosto che superare la fatica di mettermi in gioco.

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