Vorrei muovermi per vincere l’isolamento con gli strumenti che ci sono concessi, dimostrare che stare a casa non vuol necessariamente dire essere isolati. Vorrei andare incontro riconoscente a tutti quelli che in questi giorni ci consentono di andare avanti, a chi lavora negli ospedali, ma anche nei negozi e negli altri servizi essenziali.
Vorrei che ci venisse data una parola di speranza, di vita. Abbiamo bisogno di parole che ci rassicurino. Siamo passati dal bisogno di essere sicuri a quello di essere rassicurati. Forse è per questo che ci ripetiamo che “andrà tutto bene”. E ne abbiamo ancora più bisogno per il fatto che oggi ci sentiamo un po’ più custodi della vita degli altri, siano essi i nostri figli, i nostri anziani o qualcuno che è malato. Ci sentiamo più responsabili, mi sembra, forse meno egoisti. Speriamo che almeno questo senso di responsabilità continui quando avremo superato questo momento difficile.