Ho già scritto in un altro post che non sono stato io a cercare il Vides, la ong con la quale ho fatto esperienze di volontariato internazionale in diverse parti del mondo, ma che, in qualche modo, è stato il Vides a cercare me. Quando suor Maria Grazia venne a casa mia io non avevo alcuna intenzione di partire per esperienze di questo tipo. Il motivo era piuttosto semplice: non mi sembravano situazioni adeguate, non avevo mai pensato di farle e avevo visto con un certo distacco anche mio fratello e i suoi amici che le avevano fatte l’estate precedente.
Se riguardo adesso il percorso indietro nel tempo scopra che aveva davvero ragione Cesare Pavese quando diceva “mi sono accorto sovente che ciò che scoprirò valere e importare di più, comincia sempre col dispiacermi e ripugnarmi.”
Non ricordo con precisione cosa mi ha sbloccato in quella convinzione così ferrea: probabilmente quel giorno si piantò in me un seme, senza che io me ne accorgessi. E enne piantato grazie alla semplicità di un incontro, dalla condivisione dell’esperienza da parte dei volontari. Quel seme poi si sviluppò nelle settimane successive grazie soprattutto all’interesse che vedevo crescere anche nei miei amici più stretti, conquistati dai racconti e dall’entusiasmo dei ragazzi più grandi, che continuava a crescere, invece che diminuire. Erano tornati alla loro vita quotidiana, certo, ma lo avevano fatto con una consapevolezza diversa, quella di poter essere, anche nella loro ‘piccola’ realtà cittadina, promotori e protagonisti di un cambiamento.