“Ma chi sei? Maradona?”, chi di noi da ragazzo non ha detto queste parole, rivolgendosi ad un compagno di squadra o ad un avversario che provava, magari con un po’ di supponenza, a fare una giocata al limite dell’impossibile. E’ anche da questo, dall’essere entrato nel linguaggio comune, che si può valutare la grandezza del campione.
Era l’aprile del 1987 quando venne a giocare a Empoli. La partita non fu un granchè, l’Empoli riuscì persino a conquistare un punto e la partita finì 0 a 0.
Quel giorno, la mattina, mio fratello giocava una partita di basket nel palazzetto accanto allo stadio e, già a metà mattinata, la zona era ‘presidiata’ da alcuni delle migliaia di tifosi che erano accorsi per ammirare il dio del pallone. La sua, si avvertiva chiaramente, era una presenza quasi magica; bastava il fatto che sarebbe stato in campo per generare l’attesa di qualcosa di speciale. Una giocata, un guizzo, un gol, un’intuizione.
La sua storia del resto parla per lui e giustificava in pieno quella percezione di eccezionalità. I mondiali vinti nell’ ’86 con il gol di mano e quello del secolo contro l’Inghilterra, quelli del ’90 persi in finale con la Germania dopo aver eliminato l’Italia proprio nella sua Napoli. E poi gli scudetti e la coppa Uefa vinti proprio con il Napoli.
Un talento sopraffino in un fisico non eccelso, una fantasia e una visione di gioco che gli consentivano sempre di mettere in scacco gli avversari. Una capacità di essere decisivo che gli ha consentito di vincere, talvolta quasi da solo, scudetti, coppe e anche un campionato del mondo.
La sua vita fuori dal campo, sregolata e ‘fragile’, gli ha fatto interrompere prima del tempo una carriera che altrimenti avrebbe potuto essere infinita, tanta era la superiorità nei confronti degli avversari. Una declino inesorabile di una persona alla fine debole, che forse non è riuscita a reggere il passaggio dalla povertà delle favelas argentine alla celebrità e alla ricchezza.
Ma poi, alla fine, chi siamo noi per giudicare? Tutti quelli che lo hanno conosciuto ne parlano come di una persona d’oro, dal cuore buono e generoso.
Non è stato certamente un esempio, è vero, ma non era scritto da nessuna parte che avrebbe dovuto esserlo. Era nato per giocare a calcio, e lo ha fatto divinamente.