Se c’è una descrizione del Natale che non sopporto è quella che lo definisce una ‘magia’. Che non c’è niente di magico in questo giorno lo vediamo benissimo quest’anno, con le lucine degli addobbi che sembrano un forzato e imposto impulso all’allegria e alla spensieratezza.
Il Natale non porta con sè una magia, ma lo stupore di un Dio che si fa piccolo e fragile, lo ‘scandalo’ del Re dei re che nasce in una mangiatoia; è la luce che squarcia le tenebre del peccato.
La nascita di Gesù è un cambiamento radicale nella storia del mondo, una svolta che ci chiede un impegno concreto, vero, quotidiano, continuo. Il giorno dopo, infatti, è già santo Stefano: dalla gioia al martirio il passo è breve, dalla vita alla morte. Anche in questo caso, niente lucine.
Diciamoci la verità, per molti di noi essere testimoni di Gesù non comporta nessun rischio, se non di qualche sberleffo. Eppure a chi ieri ha contemplato la Vita, viene chiesto oggi di celebrare e di proteggere le vite, qualsiasi esse siano, soprattutto le più fragili e indifese. E forse è proprio questo lo scandalo del Natale, oggi: in un periodo nel quale ci viene chiesto, quasi imposto, di stare lontani e isolati dagli altri, il Natale ci chiede di trovare il modo di avvicinarci ancora di più, di farci prossimi, di avere cura degli altri.
Leggevo proprio ieri della bellissima iniziativa del tampone sospeso: a Milano, Palermo e altre città, alcune persone, sostenute da associazioni locali, hanno messo a disposizione piccoli o grandi risparmi per chi dovrebbe fare il tampone ma non può permetterselo. Un’iniziativa semplice, anche simpatica che ci insegna concretamente come il dovere di proteggerci non ci dà il diritto di pensare solo a noi stessi e che anche in un periodo di isolamento forzato è possibile trovare il modo di aiutare gli altri. Senza riflettori puntati addosso, ma facendoci semplicemente illuminare dalla Luce.