“Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione.”
JAMES FREEMAN CLARKE
Due giorni fa il governo guidato da Giuseppe Conte ha ottenuto una risicatissima maggioranza, che forse gli consentirà di andare avanti ancora qualche settimana o qualche mese, ma che molto probabilmente non gli consentirà di essere forte ed efficace, come invece sarebbe richiesto dall’Unione Europea, al fine di poter spendere attentamente l’enorme mole di risorse prevista per fronteggiare la crisi economica e sociale provocata dal Covid-19, e come soprattutto si aspetterebbero i cittadini italiani.
Non potrà farlo perché chi ha provocato questa crisi di governo non è riuscito neanche a fare quello che la frase di Clarke indica come abituale nei politici, cioè guardare alle prossime elezioni: se Matteo Renzi e Italia Viva, infatti, dovessero affrontare il giudizio degli elettori da qui a poche settimane è molto probabile che raggiungerebbero percentuali da prefisso telefonico, usando una simpatica affermazione che Renzi stesso, da segretario del Pd, amava utilizzare nei confronti dei partiti cosiddetti minori.
Se la situazione in Italia non va affatto bene, non si può dire, guardandosi attorno, che nel resto del mondo vada molto meglio, con la Germania alle prese con la complessa successione alla quasi ventennale leadership di Merkel e gli Stati Uniti, giusto per limitarci a due esempi, che stanno faticosamente superando la fase di passaggio fra i due presidenti. Una fase che nelle ultime settimane è sfociata in ribellioni e azioni violente anche nei luoghi istituzionali, che hanno davvero fatto temere il peggio.
Se la politica vive momenti così difficili, con una credibilità vicina allo zero in larghe fasce della popolazione, è sicuramente per le svariate situazioni di malcostume delle quali si sono resi protagonisti alcuni esponenti. Ma lo è ancora di più, io credo, per il fatto che la politica è stata spesso vissuta e interpretata esclusivamente come il governo del quotidiano, del contingente, complici anche una informazione in perenne diretta e la diffusione capillare dei social network. Ecco quindi che se l’orizzonte temporale con il quale si misura l’efficacia delle politiche si abbassa al livello di pochi minuti o poche ore, è piuttosto normale che lo sguardo del politico medio non sarà neanche rivolto alle prossime elezioni, ma appena al prossimo sondaggio.
Eppure, proprio in questa fase avremmo bisogno di statisti, che abbiano il coraggio di rivolgere lo sguardo ad un futuro che vada oltre alla quotidianità; ne avremmo bisogno proprio oggi, quando l’idea stessa di futuro ci appare così lontana da sembrare quasi irreale.
La lungimiranza è la capacità di capire lo sviluppo di una situazione e di prevederne le conseguenze, sfruttandole o prevenendole a seconda dei casi. E’ tutto il contrario, quindi, dell’improvvisazione e del piccolo cabotaggio. Anche per questo abbiamo alle spalle e purtroppo anche di fronte a noi tempi difficili: perchè persone lungimiranti, persone che immaginano un futuro e si impegnano per costruirlo, sembra proprio di non vederle all’orizzonte.