
“Prevenire è meglio che curare.”
Poche volte come in questi mesi di pandemia ci siamo confrontati così continuamente con il significato più profondo della parola prevenzione. Perchè se è vero che evitare una malattia è sempre meglio che curarla, è ancora più evidente il fatto che prevenirla è l’unico modo per scampare da un male per il quale non esistono cure.
Letteralmente, ‘prevenzione’ significa il complesso di azioni volte a diminuire un rischio. ‘Complesso di azioni’: in fondo basta leggere la definizione del dizionario per capire che non è un’azione banale. In questo anno ormai, ci siamo resi conto di quanto limitare un rischio porta spesso con sè la conseguenza di aumentarne altri. L’isolamento è sicuramente la soluzioni migliore, soprattutto per le persone anziane, per evitare il contagio: ma l’isolamento prolungato per mesi porta alla solitudine, alla depressione, alla dispersione dei rapporti sociali. Non prolungare il lockdown e le chiusure indiscriminate ha consentito di non distruggere ulteriormente il nostro tessuto economico, ma dal momento della riapertura il numero dei malati è di nuovo aumentato. E di conseguenza quello dei morti. Il ricorso massiccio alla didattica a distanza è stato una scelta di responsabilità nei confronti dei giovani e soprattutto delle persone più fragili che vivono con loro, ma ha portato dei danni enormi, in termini di rallentamento dello svolgimento dei programmi scolastici, e di conseguenza di apprendimento da parte degli studenti, e soprattutto in termini di perdita di legami e di opportunità.
Bastano questi tre esempi per spiegare il senso della complessità delle azioni. Prevenire non comporta scelte nè uniche, nè semplici. Richiede l’individuazione di priorità e una coerenza e continuità delle azioni.
Speriamo almeno che il fatto di esserci dovuti confrontare con questa necessità in tempi drammatici ci aiuti a mantenerne e preservarne il valore anche in altri momenti.