E così fu il principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman ad autorizzare, per non dire ordinare, l’uccisione del giornalista Khashoggi, entrato all’interno del consolato dell’Arabia Saudita ad Instanbul nel primo pomeriggio del 2 ottobre 2018 e mai più uscito vivo da quell’edificio.
In realtà quello che è emerso dalla desecretazione del rapporto dell’intelligence Usa non è niente di nuovo rispetto a quanto già si sapeva: era subito apparso quanto meno improbabile che un giornalista dissidente fosse stato ucciso all’interno di un luogo di rappresentanza del Paese arabo senza che i suoi governanti fossero stati informati e avessero dato il loro consenso. La grossa e fondamentale novità è che adesso, in qualche modo, ci sono delle prove ufficiali di quella che poteva essere solo una supposizione, per quanto fondata. Prove che mancano, invece, in altre situazioni simili per modalità di svolgimento, non ultima quella relativa a Giulio Regeni e che vedrebbe il coinvolgimento di importanti autorità egiziane.
Alla luce degli sviluppi appena riportati, emerge in tutta la sua gravità la partecipazione di Matteo Renzi, qualche settimana fa, ad una conferenza proprio con il principe saudita Bin Salman, durante la quale aveva addirittura candidato quel Paese ad essere la ‘culla di un nuovo Rinascimento’. E ancora più doverose sono oggi le richieste che da più parti arrivano all’ex premier affinchè chiarisca i suoi rapporti con quel regime.
Grave quindi il comportamento di Renzi, ma faremmo un errore se pensassimo che il problema fosse solo legato alla sua figura. Perchè la storia dimostra, dalla ‘nascita’ di Bin Laden ai giorni nostri, che l’Arabia Saudita è sempre stata al centro degli interessi e degli interventi di buona parte dei Paesi occidentali. Il problema vero, infatti, è che per motivi sia di equilibri geopolitici in territori storicamente instabili, come il Medio Oriente o l’Iran, che di accaparramento delle risorse, l’occidente non riesce a fare a meno di stringere rapporti con Paesi, Arabia Saudita e Egitto fra i primi, che non solo non hanno mai brillato a livello di salvaguardia dei diritti umani, ma che sono stati, e in alcuni casi lo sono anche oggi, causa di alcune fra le guerre più inutili e devastanti per la popolazione civile.
Facile, insomma, seppur doveroso giudicare questi regimi e i loro comportamenti. Ma sarebbe giusto, e anche più completo, se, da cittadini, esprimessimo un giudizio severo verso i nostri governanti, che quei regimi sostengono e foraggiano, troppo spesso chiudendo uno o tutti e due gli occhi sulle loro violazioni dei più basilari diritti umani. Se quel giudizio severo fosse condiviso da un numero sempre più grande di persone, sarebbe più difficile per chi ci governa far finta di niente.