
Ne avevo sentito parlare molte volte ma solo negli ultimi giorni mi è capitato per la prima volta di leggere per intero il bellissimo inizio della Dichiarazione americana del 1776 che, unica fra tutte le Costituzioni del mondo, parla esplicitamente di un diritto alla felicità. Recita: “Noi teniamo per certo che queste verità siano di per se stesse evidenti, che tutti gli uomini sono creati eguali, che essi sono dotati dal loro Creatore di certi Diritti inalienabili, che tra questi vi siano la Vita, la Libertà e il perseguimento della Felicità.”
L’uguaglianza, la difesa della vita, la libertà e, appunto il perseguimento della felicità. Certo, potremmo benissimo fare degli esempi di quanto quei diritti siano stati violati, in America e fuori, per responsabilità più o meno dirette dello stesso governo degli Stati Uniti. Ma non è questo il punto, almeno per me, in questo momento. Al netto di tutte le incoerenze è bellissimo il fatto che la Legge fondamentale di uno Stato elenchi il diritto alla felicità fra le ‘premesse’ di tutta la regolamentazione successiva.
La felicità è, nella sostanza, lo stato di soddisfazione di chi ritiene realizzati i propri desideri. Se ciascuno di noi prova a riportare alla propria vita quotidiana di questo anno questa definizione astratta, sarà difficile che non avverta un senso di frustrazione, più o meno netto. Distanziamenti, consapevolezza del pericolo, precarietà sociale ed economica, solitudine: sono molte delle condizioni che hanno accompagnato questo periodo e che hanno senz’altro reso complesso il raggiungimento dei nostri obiettivi.
Eppure qualcuno che ce l’ha fatta lo stesso c’è. E’ notizia di ieri che il presidente della Repubblica ha premiato con il titolo di Alfieri della Repubblica 28 giovani che nel corso del lockdown si sono adoperati per il benessere collettivo e in particolare per il sostegno alle persone in condizione di maggiore fragilità. C’è chi ha aiutato i propri compagni nello svolgimento della Didattica a distanza, chi ha dato sostegno agli anziani soli, chi si è speso a tutela dell’ambiente e chi ha operato come volontaria della Croce Rossa. E’ bello che il presidente della Repubblica abbia voluto, con questo riconoscimento, far vedere quante possibilità di fare il bene e di costruire relazioni ci possono essere anche in questa condizione così difficile. E dà davvero speranza il fatto che sia mostrato e reso pubblico dal Capo dello Stato l’impegno dei giovani, una delle fasce della popolazione maggiormente colpite e segnate da questo anno.
Dando una scorsa ai ragazzi premiati, fra l’altro, mi è venuto facile notare che molte delle attività e delle azioni da loro realizzate si sono svolte anche a Empoli, nella mia città: segno che la grande eccezionalità del bene nasce proprio nella semplicità. Il bene non richiede supereroi: l’amore, in fondo, come canta Tiziano Ferro ‘è una cosa semplice’. E proprio perchè semplice e non ha niente a che fare con superman, il bene, per essere davvero tale, deve essere condiviso.
Tutto bello allora? No, assolutamente. Le difficoltà , i problemi, la precarietà restano tutte nella loro complessità. Ma c’è da essere riconoscenti a questi giovani e a tutti quelli che, in questi mesi, hanno donato un po’ del loro tempo così complicato e innaturale agli altri, perchè hanno dimostrato che è possibile non chiudersi in se stessi e che, alla fine, la felicità sta certamente nel realizzare i propri desideri, ma anche nel dare il proprio contributo a rendere migliore il posto nel quale ci troviamo a vivere. Sarebbe bello, da questo punto di vista, intervistare ognuno dei 28 giovani Alfieri della Repubblica, prendendoli ancora ad esempio ‘statistico’: sono certo che, nonostante che abbiano sicuramente provato le restrizioni e le difficoltà di tutti noi, abbiano anche sperimentato la soddisfazione di alcuni dei propri desideri più profondi. E almeno loro abbiano in qualche modo vissuto e condiviso il loro diritto alla felicità.