Oggi è venuto a trovarmi un amico, ma non ho potuto accoglierlo e stare con lui come e quanto avrei voluto: sono ancora in quarantena e purtroppo ho potuto soltanto salutarlo dalla finestra, mentre pranzava in giardino con il resto della mia famiglia. Ma, nonostante la distanza, è stato lo stesso bello incontrarlo.
Matteo è un amico ormai da diversi anni. L’ho conosciuto quando è venuto a vivere a Empoli, e proprio nella mia zona. Nel tempo abbiamo iniziato a seguire insieme alcune cose, alcuni progetti. Da subito mi ha colpito di lui la capacità di legarsi strettamente alle persone che incontra. Da subito mi ha colpito di lui il fatto di avere tanti valori in comune, ma anche tanti aspetti, forse ancora di più, che ci caratterizzano e ci differenziano l’uno dall’altro: dal modo di vivere alcuni valori alle idee politiche. All’inizio queste diversità dentro di me hanno pesato, le vedevo come un limite alla fortificazione di un rapporto. Alcuni episodi confermarono questa mia perplessità, ma diverse circostanze hanno consentito che il filo del rapporto non si interrompesse mai. Con il tempo, però, le differenze da limiti si sono trasformate in ricchezze: le conosciamo, sappiamo che ci sono, ma abbiamo imparata a scherzarci sopra e, soprattutto, ad utilizzarle come strumento di crescita. Mia sicuramente, spero anche sua.
Con Matteo abbiamo vissuto momenti indimenticabili (purtroppo), come il terrore del terremoto delle Marche dell’agosto del 2016. Ma non solo. Ha visto anche crescere le mie figlie, che gli vogliono il bene che si vuole ad uno zio acquisito, in qualche modo. Ha visto l’arrivo di Nicholas e il suo prendere spazio all’interno della nostra famiglia. Ha vissuto insieme a me la malattia e la morte del mio babbo, un periodo durante il quale la forza della sua fede, Matteo infatti è un sacerdote, è stata una roccia sulla quale ho poggiato buona parte della mia capacità di resistenza.
Da qualche tempo don Matteo non abita più a Empoli: il suo “mestiere”, la sua missione gli richiedono ancora di cambiare spesso casa. E parrocchia. Da allora, però non ci siamo persi di vista: capita spesso di incontrarci a pranzo, o nel fine settimana, o in altri momenti di festa. Purtroppo, come in tutti gli altri ambiti della nostra vita sociale e di relazione, il Covid ha complicato, e di molto, la situazione. Fra lockdown e zone rosse, le possibilità di incontrarci sono diminuite parecchio, e infatti ora erano diversi mesi che non ci vedevamo. Avrei quindi, di sicuro, preferito un incontro diverso. Più libero e senza vincoli. Oggi, invece, con don Matteo ci siamo salutati solo da cima a fondo delle scale di casa. E’ stato un saluto rapido, ma non banale, non inutile. Per me ha rappresentato nella stesso tempo una ripartenza e la prosecuzione di un percorso di amicizia e di fiducia. E anche il rafforzamento della consapevolezza che se Qualcuno ci ha creati così diversi, non è per stare separati, ma per giocare e vincere la sfida di stare insieme e completarsi, nell’autenticità dei propri valori e nella disponibilità a condividerli e rafforzarli con quelli degli altri. Perchè, alla fine, l’amore, l’amicizia e l’affetto sono la forza più grande di tutte le altre.