
E’ chiaro a tutti coloro che hanno seguito, anche minimamente, la questione legata alla sospensione della somministrazione dei vaccini Astra Zeneca, che questa decisione ha assestato un colpo devastante alla credibilità della campagna in corso.
I numeri riportati parlano di poche decine di effetti collaterali gravi a fronte di oltre 7 milioni di vaccinazioni, tanto poche da far dubitare sulla possibile correlazione fra gli episodi e la possibile causa della puntura.
Non sono un medico e quindi non so valutare le correlazioni e le possibilità che ci sia davvero un rapporto di causa effetto.
Ciò che per me è evidente è che il rallentamento improvviso del percorso programmato stride fortemente con quanto aveva dichiarato, appena domenica sera, il nuovo commissario straordinario per l’emergenze Covid, Figliuolo, il quale, intervenendo alla trasmissione Che tempo che fa, aveva detto chiaramente che non possiamo correre il rischio di buttare via dosi già pronte e che, per evitare questo pericolo, dovremmo essere pronti e disponibili a vaccinare “chiunque passi” per strada.
Per arrivare all’obiettivo espresso dal generale, quindi, è necessario che questa situazione si sblocchi. E anche molto rapidamente.
Ma in questo caso e a questo punto, la rapidità da sola non basta. Serve, anche e forse di più, chiarezza.
Se prima eravamo stati abituati ad una presenza frequente, forse anche eccessiva, del Presidente del Consiglio in televisione ogni volta che riteneva necessario dover spiegare le decisioni prese, è francamente incredibile e anche poco giustificabile che ieri il presidente Draghi non abbia sentito il dovere di esporsi pubblicamente per spiegare e almeno tentare di tranquillizzare i cittadini.
Chiarezza vuol dire condividere i passaggi fatti, riportare i dati, i numeri e i chiarimenti che questa interruzione e i conseguenti approfondimenti avranno portato con sè.
Se il colpo di questa interruzione è già stato devastante per la credibilità del sistema, deve essere in ogni modo evitato che diventi mortale, scongiurando il retro pensiero o il dubbio che ci siano informazioni che non vengono condivise e rese pubbliche per chissà quale drammatico motivo.
La fiducia nella scienza è una cosa seria e merita di essere protetta con serietà, sincerità e fermezza.