Ci sono cose che si fa fatica a comunicare: una malattia, una ferita, un ricordo doloroso. Per i ragazzi con i quali lavoro, per esempio, è un viaggio, anzi IL viaggio. O un luogo e le violenze che in quel posto hanno subito. Certe volte non riusciamo a parlarne per pudore, altre per paura di sentirci giudicati o non compresi o addirittura per non perdere la ‘posizione’ e la considerazione che abbiamo faticato a raggiungere. Oppure, per qualcuno, perchè parlandone rischia di riaprire le porte a quel terrore che con tanta fatica ha cercato di mettere fuori dalla propria vita, alle spalle.
Sono quelle cose che ci hanno reso ciò che siamo e diversi da quello che avremmo potuto essere, che hanno condizionato le nostre scelte e percorsi e contro le quali, magari, abbiamo lottato per evitare che cambiassero completamente il senso della nostra vita. Sono quelle situazioni che creano un ‘prima’ e un ‘dopo’: alcuni dei ragazzi con i quali lavoro quando parlano del loro periodo precedente al viaggio e alla Libia ne parlano utilizzando un linguaggio quasi impersonale, quasi come se non parlassero di loro stessi.
Certe volte, anche se non abbiamo trovato il coraggio per raccontarle, o forse proprio per questo, quelle esperienze hanno cambiato il modo con il quale gli altri ci vedono, perchè è proprio vero che per ‘la gente’ noi siamo ciò che mostriamo e non sempre ciò che siamo realmente. Così, spesso, ai nostri occhi, quei ragazzi sono solo ciò che sono adesso, dopo IL viaggio, come se la loro vita fosse una pagina bianca che hanno cominciato a scrivere solo dopo lo sbarco. E che fatica riaprire il diario e provare a leggere anche le pagine precedenti.
Eppure ho sperimentato personalmente che quando si riesce a trovare la forza di comunicarle, quelle cose, da enormi che erano dentro di noi, si ridimensionano appenaescono all’esterno: restano sempre grandi, forse, ma non ci coprono più con la loro ombra, o almeno non completamente. E soprattutto, anche se hanno ipotecato completamente il passato, si può forse trovare un modo perchè possano non essere protagonisti assoluti anche del futuro.