Per paura mi sono nascosto, nascondo il mio carattere e le mie qualità. Mi sembra quasi di non averne. Perché la paura ci spenge la luce, anche su di noi, ci mette al buio.
Per paura si possono perdere occasioni importanti, si può rimanere indietro.
Quante volte persone mediocri si prendono la scena semplicemente perché sfrontate. Si vede che non hanno molto talenti, ma fanno fruttare tutto quello che hanno.
Se essere umili è un pregio, non far fruttare i propri talenti è fra i peggiori difetti; la paura molto spesso, infatti, può tramutarsi in codardia. Se abbiamo una qualità ce l’abbiamo perché porti frutto, e per fare in modo che possa portare frutto il primo passo è essere consapevoli di averla.
Ho, o almeno credo di avere, la qualità di saper coinvolgere le persone che ho accanto. Non so se è questa che si definisce capacità di leadership, ma nelle situazioni mi viene spontaneo evidenziare le cose che ci accomunano, prima di quelle che ci dividono, i pregi e le qualità degli altri prima dei loro difetti o delle mie, di qualità.
Eppure. Eppure è facile essere influenzati e poi conquistati e sottomessi dall’ideologia dominante che ci dice che per emergere bisogna in qualche modo affossare gli altri, metterli in cattiva luce, sottolineare i loro difetti. Succede, mi succede, è successo questo anche a me.
Mi succede nonostante mi accorga che in tutte le occasioni in cui sono stato tentato di utilizzare questo metodo non abbia raggiunto il benché minimo risultato e, anzi, alla fine mi sia sentito frustrato e deluso. E che invece quando ho provato a ‘mettere insieme’ e a valorizzare, sia stato a mia volta valorizzato e mi sia sentito, alla fine, felice e realizzato.
Perché la fiducia implica la ‘perdita’ di una parte di sé, ma è contagiosa, positivamente contagiosa, perché è capace, se data e ricevuta, di crearne altrettanta. Certo, andiamo incontro anche a delle delusioni. Ma meglio correre il rischio di sembrare, qualche volta, ingenui che essere tristi e diffidenti.