Regali che restano nel cuore: fra ricordi e passioni

Condividi uno dei migliori regali che tu abbia mai ricevuto.

Volendo fare il romantico, ma anche un po’ il retorico, direi che il miglior regalo ricevuto è la vita. Ed è vero, ma è chiaro che, se la mettiamo così, il discorso si chiude subito.

Ho la fortuna di essere circondato da una bella famiglia e da tanti amici, quindi potrei raccontare di molti regali ricevuti. Eppure, riflettendoci, non mi viene in mente un dono particolarmente importante a livello economico o capace di cambiarmi la vita.

Ciò che mi torna alla mente, invece, sono tanti regali, piccoli o medi, che mi hanno accompagnato negli anni, lasciandomi ricordi preziosi e momenti di semplice, ma autentica felicità.

Uno dei primi che voglio raccontare è la bicicletta che mia nonna materna mi regalò per la Prima Comunione. Era la mia prima bici, una mountain bike a rombi verdi e neri. Ricordo ancora che per anni, quando ci salivo sopra, mi sembrava ancora nuova, come se l’avessi appena ricevuta. Mi ricordava la semplicità e la cura di mia nonna nel fare pochi regali, ma utili e funzionali. Oggi, dopo tanti anni, è ancora in giardino, quasi perfettamente funzionante, e la usa mio figlio. Un dono che ha attraversato il tempo, portando con sé ricordi d’infanzia e il legame tra generazioni.

Un altro regalo speciale, ricevuto più di recente, è stato da mio fratello e da mia cognata: una degustazione di vini e una visita a un castello nella campagna senese. Un dono originale e prezioso da più punti di vista: ci ha permesso di scoprire un luogo meraviglioso, che forse non avremmo mai visitato, e di assaporare vini eccellenti. Ma, soprattutto, ci ha regalato il piacere del tempo condiviso e della scoperta.

Se dal particolare passo al generale, c’è una categoria di regali che apprezzo sempre, senza eccezioni: i libri. Chi mi conosce bene sa che un libro è sempre il dono giusto per me. Sono un lettore appassionato, dai romanzi ai saggi, fino alle raccolte di racconti. Non ricordo un solo periodo della mia vita senza un libro sul comodino.

Leggere per me è viaggiare, vivere altre vite, immedesimarmi nei personaggi e nelle loro storie. L’ultimo libro che ho ricevuto in regalo, in occasione del mio compleanno, è stato Grande meraviglia di Viola Ardone. Non lo definirei un capolavoro, nonostante alcune recensioni entusiastiche, ma mi ha colpito per la delicatezza e l’originalità con cui affronta il tema delle malattie mentali e la rivoluzione legata alla chiusura dei manicomi.

Credo fermamente nella celebre frase di Umberto Eco: “Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è una immortalità all’indietro.”

E voi? Qual è uno dei regali che ricordate con più affetto? Condividetelo nei commenti.

Mattoncini di fiducia

Scrivi del tuo approccio alla pianificazione delle spese.

Più che un approccio, il nostro è stato, a volte, un atto di resistenza. Una lotta quotidiana contro l’ansia costante e la paura di non farcela. “Questo mese non ci si fa” è una frase che, purtroppo, risuona spesso tra le mura di casa nostra. Ma proprio da questa realtà nasce il nostro modo di affrontare le difficoltà: con disciplina, impegno e, soprattutto, fiducia.

Le nostre strategie per restare a galla

Per arginare l’ansia e mantenere il controllo, ci siamo dati due regole fondamentali:

  1. Controllo ferreo delle entrate: Mia moglie è libero professionista e questo significa entrate variabili ogni mese. Per questo, teniamo sempre monitorato il nostro bilancio.
  2. Rinvio delle spese non essenziali: Se una spesa può aspettare, la rimandiamo a fine mese o a quando abbiamo messo insieme un piccolo margine.

Nonostante questi sforzi, arriviamo spesso a fine mese con un saldo vicino allo zero. In uno scenario così stretto, mettere da parte qualcosa sembra quasi impossibile. Eppure, abbiamo deciso di farlo lo stesso.

Il nostro risparmio “obbligatorio”

Da qualche anno, tra le spese fisse, abbiamo aggiunto una voce importante: 100 euro di risparmio ogni mese.

Non è una cifra enorme, ma è un impegno non negoziabile. Questa piccola somma, mattoncino dopo mattoncino, ci permette di costruire una sicurezza. Non solo un fondo per le emergenze, ma anche uno spazio mentale: sapere che, per quanto difficile, stiamo costruendo qualcosa.

Più della paura: la fiducia

La nostra vita finanziaria è fatta di ansia, conti e rinunce. Ma anche di speranza. Di fiducia nel percorso e nella capacità di farcela. Non solo con il bilancio, ma con la vita stessa.

Il giorno del nostro matrimonio abbiamo scelto un vangelo che oggi sentiamo più nostro che mai:

“Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena.”

Non è solo un ricordo: è diventato un programma di vita. E, mattone dopo mattone, ce la stiamo facendo.


E tu? Come affronti le sfide economiche e la paura del futuro? Raccontamelo nei commenti. 😊

Patrioti per caso, cittadini del mondo

Sei un patriota? Cosa significa essere patriota per te?

A meno che, per esserlo, non sia sufficiente tifare per la propria nazionale alle competizioni sportive, no, non sono un patriota. Che poi, alle competizioni sportive, sono certamente per l’Italia, ma tifo pure, ovviamente qualche gradino sotto, per le nazionali di quei Paesi nei quali sono stato e ho vissuto momenti belli. Perché secondo me è proprio così: siamo legati alle persone, alle situazioni e anche ai posti con i quali o nei quali siamo stati bene. Ed è chiaro che, partendo da questo assunto, la maggioranza dei ricordi e degli affetti li abbiamo nei posti in cui siamo nati o abbiamo vissuto.

In questo senso, probabilmente, ci potremmo definire ‘patrioti per caso’, perchè non abbiamo scelto di nascere dove siamo nati. E forse proprio per questo non è un caso che, molto spesso, più una persona ha viaggiato, più situazione ha vissuto, e meno il patriottismo fa parte del proprio bagaglio culturale.

Ma attenzione, non essere patriottici non vuole dire non avere un luogo al quale essere legati o considerarsi in quale modo apolidi. Vuol dire, al contrario, sentirsi legati al posto dove viviamo, ma nello stesso modo anche cittadini del mondo.

Ed essere, sentirsi, cittadini del mondo consente di continuare certamente ad amare le proprie origini, ma anche a fare in modo che questo affetto non diventi un vanto senza senso e completamente acritico nei confronti del proprio mondo di provenienza.

È proprio in virtù di questa convinzione che, mentre apprezzo il contributo che il mio Paese ha dato nello sviluppo della civiltà occidentale, nell’arte, nella letteratura e in tanti altri campi, non dimentico che è lo stesso Paese nel quale, solo pochi decenni fa, è nato e si è sviluppato un regime totalitario che, sostenendo il nazismo, si è reso protagonista delle peggiori nefandezze della storia moderna.

Perché il mio amato Paese è fatto di uomini, come tutti gli altri. Uomini che spesso aspirano al bene e alla virtù, ma che in altre occasioni si avvicinano incredibilmente al male assoluto.

Se penso, come penso, quello che ho appena scritto, ne consegue che per me non ha senso definirsi patrioti, se non nella misura in cui si è consapevoli che il bene della propria nazione è legato al bene del mondo intero e che il confronto con il diverso da noi, oltre che imprescindibile, è anche doveroso.

Mentre perdiamo tempo a sentirci patrioti in piccoli spicchi del pianeta, insomma, forse avrebbe più senso unirsi come patrioti del mondo intero, certi che salvare tutti insieme la nostra casa comune è l’unica cosa che può garantirci la sopravvivenza collettiva.

Il coraggio della misura

Sono una persona paurosa. Forse per questo, per esempio, non ho mai fumato uno spinello. Perché anche inconsciamente penso che mi possa fare male e perché non voglio mai perdere, in qualche modo, il controllo di me, oltre che per il fatto che la ‘droga’ in Italia è illegale.

Non sono fra quelli che quando infrangono una legge, anche involontariamente, in qualche modo se ne vantano e si sentono un po’ più grandi della folla, ai loro occhi, di pecore, che rispettano le regole

L’unica legge che ho violato più di una volta è quella del codice della strada che regola i limiti di velocità. Ma anche in questo caso, quando è successo, l’ho fatto in maniera involontaria, non con l’obiettivo di fare vedere o di dimostrarmi quanto sono ‘ganzo’ ad andare più forte del consentito.

Una vita banale, la mia? Può darsi, ma ho sempre pensato che le leggi ci sono per regolare la convivenza civile. E che sia più importante infrangerla volontariamente, come segno di protesta, se e quando la si ritiene profondamente sbagliata, che farlo per coltivare il proprio ego o per disinteresse nei confronti di se stessi e degli altri.